Valeri, 1957
Saggi critici
   
Vorrei, qui, salutare la mostra di Lucatello, senza parlare espressamente di Lucatello: 1°, perché la presentazione di una mostra ha sempre l’aria di una lezioncina inflitta al visitatore (il quale è tacitamente invitato ad assumere il punto di vista e il giudizio bell’e fatto del presentatore; 2°, perché Lucatello, giovane sì ma già provetto e provato, non ha bisogno di laudatores.
Dirò dunque, in termini generali, che, davanti a molta quadreria di oggi siamo costretti (io e tanti altri) a chiederci se veramente vi sia dentro quel minimo di natura pittorica (o di pittura naturale) che basti a giustificarla, cioè a infonderle vita e verità. Il sospetto che si tratti di fenomeni di puro mimetismo modaiuolo o, quanto meglio, di puro abito mentale e culturale, ci coglie e ci punge, purtroppo, a ogni piè sospinto, sia che visitiamo un’esposizione, sia che sfogliamo una rivista, gustandoci irreparabilmente il piacere degli occhi e dello spirito.
Perché la cultura, si sa, è una bellissima cosa, anche dei pittori; e ben comprensibile è il desiderio di questi di ragionare e teorizzare sull’arte loro. Ma se nelle loro opere, poi, non è presente quel dono naturale (dono di un istinto, che conservi la propria forza e freschezza e vivacità d’impulsi anche sotto il dominio, necessario, dell’intelligenza), di pittura, di vera pittura, ci pare non sia il caso di parlare.
Per quel motivo (pensiamoci) tanti innamorati della pittura, si sono guardati e si guardano, e fanno benissimo, dal tentare l’avventura? Certo per questo (e questo soltanto): che in coscienza sapevano e sanno di non possedere quel dono, di non essere nati pittori…
Ebbene, Albino Lucatello, che io seguo con fiducia e con affetto fin dai suoi primi passi sulla sua difficile strada, quel dono ce l’ha in proprio; e appunto perciò fa una pittura scoperta, aperta agli occhi di tutti.
Una pittura che, ut supra, non ha nessun bisogno di presentazione.
Diego Valeri
  Dall’invito della mostra alla Galleria “La Chiocciola”, Libreria Draghi, via Cavour 9, Padova – dal 13 al 26 novembre 1957

 

 


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