Gli inizi
Biografia di Giselda Lucatello Gli inizi
   
«Bisogna sporcarsi le mani per ripulire
la mente – ma nella pittura c’è tutto».

Lo diceva a vent’anni e continuò
a crederci per tutta la vita.
 
 
Fu un prete della sua parrocchia, i Frari,
ad accorgersi che quel bambino, per altri
versi vivacissimo, restava per lunghi, frequenti momenti assorto davanti ai grandi quadri che s’ingigantivano nel chiaroscuro della Basilica. Gli mise in mano i primi libri con le riproduzioni, e lui da allora cominciò a “pensare attraverso la pittura”. Letteralmente. Il segno sulla carta,
il colore sulla tela, per lui sono la cultura
del profondo: attraverso la pittura sgorga
la storia dell’uomo, l’angoscia primitiva,
il brivido gioioso di sentirsi vivo.
Nel clima intorpidito dell’Istituto d’Arte, quando c’è ancora guerra e odor di muffa nel ristagno della cultura autarchica, coltiva l’accanita
diffidenza, la ribellione disordinata –
che diventerà il suo modo di essere –
verso tutto quanto è precostituito: solo
in una rinascenza continua, per quanto
difficile e dolorosa per la mente, c’è la
speranza di un cambiamento.
Non gli vengono disconosciute doti di pittore. Anzi. Ma gli contestano l’ostinata autonomia della ricerca formale, l’irruenza disubbidiente del metodo in una scuola che si considera rivolta al “mestiere”. All’esame di diploma gli dicono “vattene all’Accademia” e lo bocciano con determinazione virtuosa.

 

 


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