Terenzani 1978
Rassegna stampa
   
Albino Lucatello, personaggio "bizzarro, pittore un po’ matto, forse strano, polemico certo, e non cortese, out", espone in questi giorni al Cfap una quantità di quadri "agitanti", oltre che per il numero, anche per l’aggressività e l’effetto "choc" prodotti su un pubblico che spesso (ma non per sua colpa) non è in grado di capirli.
Veneziano, ma acquisito friulano (vive in Friuli da 17 anni), da sempre pittore anche se alterna questa sua preminente attività con quella di insegnante, Lucatello è un personaggio che si scopre con il dialogo, attraverso le parole lente, pacate, straordinariamente contrastanti con la forza pittorica della sua opera.
Un ritratto preciso e oggettivo lo danno, quindi proprio le sue parole nate tra un bicchiere e l’altro in una qualunque serata friulana. "Lui è la sua pittura" si legge infatti nel catalogo della mostra. Una pittura che è stata realista e astratta. "Io — dice Albino — dal cumulo delle esperienze del ’900 ho tratto la convinzione che la forma può cancellare l’oggetto quando questo non serve o addirittura ostacola la trasposizione emozionale di un discorso — viceversa può recuperarlo in un momento diverso, per fare magari un discorso identico".
Così si spiega l’alternarsi dei ritratti oggettivamente riconoscibili e delle larghe, rabbiose pennellate, dei grumi di colore apparentemente sprecato, della felicità e tristezza. "Nell'arte c'è gioia e dolore, c’è tragedia e istinto di vita sempre nuova; per questo l’artista autentico è incapace di distinguersi dai grandi e piccoli problemi del suo tempo".
A chi gli chiede come mai allora, se l’artista capta le esigenze dei suoi simili, i suoi simili spesso non lo capiscono risponde che "un pittore non può mai mettersi a livello mentale dell’uomo, che la massa deve essere educata anche se l'arte è rivolta alle masse. La mia arte — continua — non è comprensibile, perché non figurativa, ma anche un Raffaello allora, se vogliamo andare per il sottile, è problematico e di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Io cerco di essere diverso da tanti che arrivano a una soluzione artistica e poi si fermano, cerco sempre di superarmi, di stare nel tempo, di aver vitalità!
"Perciò considero la mia pittura, per quanto incapibile e criticabile, estremamente vera, corrispondente alla realtà attuale, al momento frammentario della mia esistenza in cui mi trovo; non credo all'arte statica. Nella mia pittura, anche se non sembra, l’uomo e la sua storia sono sempre dentro e per questo prediligo Caravaggio e Masaccio, per il loro interesse umano".
Un’ultima considerazione sull’uomo chiuso nel comportamento e aggressivo nei quadri. "Sono chiuso per fuggire la mischia — confessa — per non essere dentro in certe situazioni, ma i quadri no, sono molto aggressivi, rabbiosi, anche se spesso mi attacco alla natura per assorbire le gioie della vita, perché l’uomo è natura". Si chiude così un ritratto frammentario e mutevole di un uomo che vive di frammenti intensi e sofferti.
 

GLI ADDETTI AI LAVORI LO CONSIDERANO BIZZARRO

LUCATELLO PITTORE DIFFICILE
(non vuole farsi conoscere)

Manuela Terenzani

 

 


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